“All'Italia dei tuttologi di professione e all'Occidente degli islamologi infatuati dall'homo islamicus”, ma anche a Gilles Kepel, che ieri in un'intervista a Repubblica, negava l'esistenza di un «fascismo islamico» perché «i gruppi terroristici islamici sono il contrario di un movimento di massa», Magdi Allam dedica sul Corriere della Sera di oggi una riflessione di quelle da non perdere. Eccone un brano (ma, appunto, è meglio leggere tutto il pezzo):
L'essenza del «fascismo islamico» è insita nella negazione del diritto alla vita altrui, sia che si tratti di un «apostata » o un «eretico», sia che sia considerato un «nemico» quale ebreo o crociato cristiano. Per la verità la radice del male è interna all'Islam e si fonda sul disconoscimento della pluralità delle comunità religiose, giuridiche, ideologiche e culturali che da sempre connotano la galassia islamica. Noi continuiamo a parlare di Islam al singolare, mentre in realtà si coniuga al plurale così come è il caso del cristianesimo. Sono gli estremisti islamici che vorrebbero accreditare la percezione di un blocco monolitico dell'Islam, dal momento che si considerano detentori della «Verità», mirando a imporre il loro potere assoluto ed egemone. Finendo per delegittimare e condannare a morte tutti coloro che non sono a loro immagine e somiglianza e non si sottomettono al loro arbitrio. È questa l'essenza del «fascismo islamico», che esiste da sempre, alimentato da una cultura dell'odio e della morte di cui gli stessi musulmani sono al contempo i carnefici e la gran parte delle vittime. È questo «fascismo islamico» che ha provocato la cacciata o la fuga, nel corso degli ultimi cinquant'anni, di un milione di ebrei, di 10 milioni di cristiani e di un numero superiore di musulmani dal Medio Oriente.