Stavo rimettendo in ordine qualche idea da condividere qui sul blog, quando mi sono sorpreso a riflettere sul fenomeno blogosfera: un evento, a suo modo, perché della cosa (e dei dibattiti relativi) non mi sono mai interessato. Però ogni tanto bisogna pensare anche allo strumento che si usa, non darlo per scontato. Sono parecchio deluso dalla blogosfera in lingua italiana, forse perché da qualche mese la osservo con un certo distacco, soprattutto da quando ho scoperto il piacere di navigare nelle lingue straniere con le quali ho qualche dimestichezza (inglese e francese, e un pochino lo spagnolo).
Non che le cose, fuori dall’Italia, siano rose e fiori, però i blog italiani (a parte i soliti due o tre che qui cito più di frequente) mi hanno stancato molto più degli “altri”. Si badi bene, io non credo di essere uno particolarmente esigente, non sono un letterato, malgrado la mia passionaccia per una certa letteratura americana, non sono uno che si sente in diritto di pontificare su tutto, sono solo uno che ama leggere e qualche volta prende qualche appunto e lo gira qui. Ma la differenza tra blog seri e blog fasulli credo di riuscire a vederla. E mi domando come mai i blog che vanno per la maggiore mi annoiano a morte mentre altri molto meno noti mi interessano e mi motivano.
Qualche mese fa ho letto questa cosa di Paolo Valdemarin, che a sua volta citava ed esprimeva vivo apprezzamento per un post di Marco Mazzei. In entrambi i casi si parlava della blogosfera italiana e di come avesse deluso. Ebbene, io sono assolutamente d’accordo con loro e con le argomentazioni portate a a supporto.
Condivido con quei due anche l’apprezzamento per molti blog “minori”, se mi si passa l’espressione, quelli che ogni tanto mi capita di frequentare magari per caso (ne potrei citare una dozzina, ma mi limito a un paio che, senza pretese, senza spocchia, fanno cose significative, in piena libertà di giudizio, senza affiliazioni e intruppamenti).
Buona volontà, intelligenza, libertà e umiltà: ecco cosa ci trovo. E nessuna velleità (di diventare “redattori”, come dice Mazzei, o qualcos’altro, che so, politici, ecc.). Una boccata di ossigeno. Tutto qui.