27 gennaio 2006

Ha vinto Hamas, ma la pace è ancora possibile

Ha vinto Hamas, e la storia imprime una svolta che sembra epocale alla questione palestinese. Il dato è indubbiamente molto grave, un segnale difficilmente classificabile nell'ordine della normalità. Tuttavia non sono d'accordo con chi giudica in maniera assolutamente negativa e pessimistica il quadro che emerge da questo risultato elettorale. Si dice: la democrazia non può consistere in questo. Ma la democrazia è "anche" questo.
La democrazia èuna prassi che, comunque, paga. Paga nei tempi lunghi, però. Ad esempio, vorrei sapere come diamine faranno quelli di Hamas a gestire la situazione. Sceglieranno il realismo o la demagogia anche adesso che hanno il potere? E se sceglieranno la demagogia, cioè il caos e il congelamento del processo di pace, cosa faranno gli elettori la prossima volta? Li puniranno o li premieranno? Secondo me li puniranno. E' per questo che ritengo molto improbabile una "scelta demagogica".
In altre parole, lo confesso, sono ottimista. Sono ottimista nonostante tutto. Credo che la democrazia vincerà. Il perché lo ha spiegato piuttosto bene Christian Rocca, anche se, qua e là, forse, bisognerebbe fare qualche distinguo (ad esempio il paragone tra la Palestina e l'Europa del dopoguerra, che francamente mi sembra un po' tirato per i capelli). Interessanti e condivisibili mi sembrano anche le cose che scrive 1972. Penso che presto, comunque, sapremo come se la caveranno i vincitori.

18 gennaio 2006

Wikipedia è attendibile? Mica tanto

Nella sua “Bustina di Minerva” di questa settimana su L’Espresso, dedicata a Wikipedia e, in generale, al problema (serissimo) dell’attendibilità delle informazioni che si possono ricavare da Internet, Umberto Eco scrive cose che dovrebbero essere attentamente meditate. Personalmente condivido totalmente. Copio/incollo qui di seguito.

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Un dibattito sta agitando il mondo di Internet ed è quello su Wikipedia. Per chi non lo sappia, si tratta di una enciclopedia in linea che viene scritta direttamente dal pubblico. Non so sino a qual punto una redazione centrale controlli i contributi che arrivano da ogni parte, ma certamente quando mi è capitato di consultarla su argomenti che conoscevo (per controllare solo una data o il titolo di un libro) l'ho sempre trovata abbastanza ben fatta e bene informata. Però l'essere aperta alla collaborazione di chiunque presenta i suoi rischi, ed è accaduto che certe persone si siano viste attribuire cose che non hanno fatto e addirittura azioni riprovevoli. Naturalmente hanno protestato e la voce è stata corretta.
Wikipedia ha anche un'altra proprietà: chiunque può correggere una voce che ritiene sbagliata. Ho fatto la prova per la voce che mi riguarda: conteneva un dato biografico impreciso, l'ho corretto e da allora la voce non contiene più quell'errore. Inoltre nel riassunto di uno dei miei libri c'era quella che ritenevo una interpretazione scorretta, dato che vi si diceva che io 'sviluppo' una certa idea di Nietzsche mentre di fatto la contesto. Ho corretto 'develops' con 'argues against', e anche questa correzione è stata accettata.
La cosa non mi tranquillizza per nulla. Chiunque potrebbe domani intervenire ancora su questa voce e attribuirmi (per gusto della beffa, per cattiveria, per stupidità) il contrario di quello che ho detto o fatto. Inoltre, dato che su Internet circola ancora un testo in cui si dice che io sarei Luther Blissett, il noto falsario (e anche dopo anni che gli autori di quelle beffe hanno fatto il loro bel 'coming out' e si sono presentati con nome e cognome), potrei essere così malizioso da andare a inquinare le voci riguardanti autori che mi sono antipatici, attribuendo loro falsi scritti, trascorsi pedofili, o legami coi Figli di Satana.
Chi controlla a Wikipedia non solo i testi ma anche le loro correzioni? O agisce una sorta di compensazione statistica, per cui una notizia falsa verrà prima o poi individuata?
Il caso di Wikipedia è peraltro poco preoccupante rispetto a un altro dei problemi cruciali di Internet. Accanto a siti attendibilissimi fatti da persone competenti esistono in linea siti del tutto fasulli, elaborati da pasticcioni, squilibrati o addirittura da criminal nazisti, e non tutti gli utenti del Web sono capaci di stabilire se a un sito bisogna dare fiducia o meno.
La cosa ha un risvolto educativo drammatico, perché ormai si sa che scolari e studenti spesso evitano di consultare libri di testo ed enciclopedie e vanno direttamente a prelevare notizie su Internet, a tal punto che da tempo sostengo che la nuova fondamentale materia da insegnare a scuola dovrebbe essere una tecnica della selezione delle notizie in linea - salvo che si tratta di un'arte difficile da insegnare perché spesso gli insegnanti sono tanto indifesi quanto i loro studenti.
Molti educatori si lamentano inoltre del fatto che i ragazzi, ormai, se debbono scrivere il testo di una ricerca o addirittura una tesina universitaria, copiano quello che trovano su Internet. Quando copiano da un sito inattendibile si dovrebbe presumere che l'insegnante si renda conto del fatto che dicono delle panzane, ma è ovvio che su certi argomenti molto specialistici è difficile stabilire subito se lo studente dice qualcosa di falso. Poniamo che uno studente scelga di fare una tesina su un autore molto ma molto marginale, che il docente conosce di seconda mano, e gli attribuisca una data opera. Sarebbe il docente in grado di dire che quell'autore non ha mai scritto quel libro - a meno che per ogni testo che si riceve (e talora possono essere decine e decine di elaborati) si vada a fare un accurato controllo su varie fonti?
Non solo, lo studente può presentare una ricerca che pare corretta (e lo è) ma che ha direttamente copiato da Internet per 'taglia e incolla'. Sono propenso a non ritenere tragico questo fenomeno perché anche copiare bene è un'arte non facile, e uno studente che sa copiare bene ha diritto a un buon voto. D'altra parte, anche quando non esisteva Internet, gli studenti potevano copiare da un libro trovato in biblioteca e la faccenda non cambiava (salvo che comportava più fatica manuale). E infine un buon docente si accorge sempre quando un testo è copiato senza criterio e annusa il trucco (ripeto, se è copiato con criterio, tanto di cappello).
Tuttavia ritengo che esista un modo molto efficace di sfruttare pedagogicamente i difetti di Internet. Si dia come esercizio in classe, ricerca a casa o tesina universitaria, il seguente tema: 'Trovare sull'argomento X una serie di trattazioni inattendibili a disposizione su Internet, e spiegare perché sono inattendibili'. Ecco una ricerca che richiede capacità critica e abilità nel confrontare fonti diverse - e che eserciterebbe gli studenti nell'arte della discriminazione.
Umberto Eco

08 gennaio 2006

A sinistra volano gli stracci

Molto divertente lo scambio di “complimenti” tra Beppe Grillo, i lettori del suo blog e “L’Unità”. Il tutto presentato dal giornale fondato da Antonio Gramsci (come qualcuno ogni tanto ricorda). Interessante è pure la chiamata in causa di Marco Travaglio da parte del Grillo e le risposte dei lettori. E infine, vera ciliegina sulla torta, il ragionamento di Francesco Cossiga su Travaglio. Sempre su “L’Unità” di oggi. Leggere per credere:

E sul blog di Grillo la protesta va in barca
Probabilmente Beppe Grillo se lo aspettava. Perché, come ogni blogger esperto, sa che il suo rapporto con i lettori sarà sempre in bilico fra l’identificazione e lo scontro, l’idillio e la battaglia delle idee. Era idillio quando Grillo svelava i retroscena dei crack Parmalat e Cirio, la truffa dei bond argentini, o quando sosteneva la protesta No Tav in Val Susa. È scontro ora che la crociata moralizzatrice del suo blog (www.beppegrillo.it) si scaglia contro i dirigenti Ds e l’Unità, presa di mira, insieme al suo direttore, nel suo ultimo messaggio.
Grillo critica la Striscia Rossa del 6 gennaio che recita: «Il fiorire di mammole e verginelle che si ritraggono scontrosette perché Fassino tifa per la banca delle coop e D’Alema ha la passione della barca fa sorridere. Il politico di sinistra deve andare in giro con le scarpe di pessima marca, sul pattino se gli piace il mare e vestire povero. Infatti la barca di Beppe Grillo non scandalizza nessuno, quella di D’Alema fa impressione». Parole di Vincenzo Cerami, da un’editoriale de Il Messaggero. Grillo protesta sostenenendo che è uno «scoop falso», perché «io non posseggo una barca. L’ho avuta, ma l’ho venduta la scorsa estate». Quindi l’appello a Marco Travaglio: «Travaglio vieni via, ne va della tua reputazione a rimanere lì. Se vuoi,vieni a scrivere nel mio blog». Ma il corto circuito fra natanti, finanza e opposizione dura e pura crea scompiglio fra i lettori, oltre mille i commenti postati in meno di due giorni. E a fianco dei sostenitori del comico genovese, molti prendono le distanze, criticando l’ultima invettiva.
Ci sono quelli che, come Lamberto Lamarina, pacatamente spiegano che «il fatto di avere abbastanza soldi per potersi togliere qualche sfizio» non ha «attinenza con l'integrità morale o l'essere di sinistra». E a Grillo fanno notare come «giustificarsi dicendo “l'ho venduta l'anno scorso” è ridicolo: una piccola scivolata di stile, direi...» Tesi che riscuote un certo successo. Mirko Cetra: «Sinceramente non vedo la differenza tra averla e averla avuta. Che poi faccia scandalo è una stronzata immane». E il dibattito s’infiamma: «L'idea che uno per essere di sinistra debba essere povero o addirittura far finta di essere povero per dire di essere di sinistra è a dir poco "demenziale"», scrivono Massimo e Daniela Gandolfi. «Cazzo c'entra se ce l'hai ancora o no sta barca? È che sei l' esempio vivente del predicatore milionario ai poveri», s’indigna Pierpaolo Taliento.
Polemiche anche per l’attacco a l’Unità: «Padellaro è un ottimo giornalista e l'hai criticato - osserva Marco Roverra - Ferrara ti insulta continuamente e manco hai reagito. Forse perchè su Ferrara - pachiderma puoi fare le tue battute, mentre su Padellaro potresti solo scherzare sul suo cognome. Eh no Beppe! Travaglio poi chiamato a scrivere sul tuo blog! Fai un nuovo post e chiedi scusa a Marco, a Padellaro e a l'Unità». Vincenzo Tralli va al sodo: su Padellaro «non glissare, rispondi se D'Alema ha diritto ad avere una barca come avevi tu oppure no».
E poi c’è un’altra preoccupazione: «Cerca di non remare contro, almeno in questo periodo preelezioni. Fai felice il Nano», scrive Luciano Bortolotto. E Ferruccio Ferrero: «Basta coi tuoi post sparati nel mucchio, se vuoi veramente parlar di politica abbi il coraggio di dire per chi voterai».

Intercettazioni Cossiga contro Travaglio e contro i pm
ROMA «Se si fosse trattato di politica interna avrei taciuto. Ma l'unico modo di rispondere a quel tipaccio che è Marco Travaglio sarebbe insultarlo. Tuttavia, si insultano solo le entità cui si dà dignità anche se solo negativa di persona. Il che non è il caso di Travaglio». È quanto afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga commentando l'articolo di Travaglio pubblicato sull’«Unità» di ieri.
«Solo - rileva Cossiga - meraviglia il fatto che una persona per bene come Antonio Padellaro abbia tra i collaboratori del giornale fondato da Gramsci un simile cialtrone e che i gruppi parlamentari dei Ds lo paghino perchè getti addosso ai loro leader camionate di fango. Forse aveva ragione l'ex presidente peruviano Fujimori, che diceva che “la storia è proprio finita”. Adesso Marco Travaglio potrà anche dirmi, magari con conoscenza di causa, che sono gay; ed io, tra l'altro perchè non ritengo questo un insulto e inoltre perchè non credo che Travaglio sia nelle condizioni morali di poter insultare nessuno e neanche sè stesso, non gli risponderò.
« Non è “tamquam non esset”, non esiste proprio. Perchè l'essere - aggiunge l’ex Capo di stato - è collegato comunque a un valore, e chi nulla è sul piano dei valori non può neanche essere ma solo sembrare di esistere».
Per quanto riguarda Gladio - conclude il senatore a vita - «certo che Travaglio non ce lo avremmo voluto: perché venivano arruolate solo le persone per bene e che avevano i c....».

06 gennaio 2006

Insegnanti nel mirino dei talebani

Da un po' di tempo a questa parte c'è uno sport molto in voga in Afghanistan: far fare una brutta fine a chi ha pensato bene (cioè male dal punto di vista dei talebani) di dare un'istruzione alle bambine. Sì, insomma, ai maestri e ai professori che insegnano in quelle scuole in cui non si osservano alla lettera i comandamenti del Corano (o quelli che sono ritenuti tali sempre da quei signori). In Italia sembra che non se ne sia accorto praticamente nessun organo di informazione, ma per fortuna la cosa non è sfuggita ad uno dei miei blog preferiti, complice il sempre attentissimo normblog. Seguite i link per saperne di più.