13 giugno 2007

Italiani all'estero

Mi sono preso una lunga pausa, dovuta a un sovraccarico di lavoro (che per me vuol dire viaggi, viaggi e ancora viaggi …), e non so se riuscirò a tenere il passo anche nell’immediato futuro. Ma ci provo.
Una cosa volevo dire, innanzitutto, e questa, appunto, con una certa cognizione di causa: la percezione dell’Italia all’estero mi sembra aver raggiunto livelli di schizofrenia impressionanti. Nel nord Europa, ma anche negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, non sanno se hanno a che fare con dei terrestri o con dei marziani. Gli scandali finanziari e le disavventure imbarazzanti del governo Prodi, da una parte, e dall’altra i trionfi calcistici, l’eccellenza dei nostri vini e dei cibi, la moda, la resurrezione della Fiat, l’inaffondabilità malgrado tutto della nostra economia, ecc., sono contraddizioni che fuori dall’Italia non riescono a spiegarsi.
I più entusiasti di tutti sono i giapponesi: hanno capito che è inutile cercare di capire e ci prendono come siamo, a scatola chiusa. L’Italia laggiù è sempre di moda. I più scettici mio sono sembrati i canadesi anglofobi: sanno poco, ma quel poco non li fa impazzire. Agli americani, invece, mi sembra che non glieni possa importare di meno: pazzi per il Brunello e il Chianti, per Prada e Gucci, ma per il resto buio completo. Siamo una specie di Disneyland, un po’ mafiosi, ma in fondo non cattivi, e la nostra politica fa schifo (ma salvano Di Pietro e Berlusconi, che sono molto conosciuti). Punto e basta.
Oggi come oggi andare in giro col passaporto italiano è diventato sinonimo di stravaganza. Il che, per fare affari, ha ovviamente vantaggi e svantaggi. Al momento prevalgono i primi.
Noi continuiamo a scommettere sullo stellone, gli altri ci guardano increduli e ammirati, scettici e strabiliati. Essere italiani all’estero è un’esperienza unica.
Dimenticavo: l’amico Rob, su WRH, ha sintetizzato egregiamente quel che penso anch’io sulla questione che sta appassionando l’Italia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Vero.Poi volevo solo chiederti se hai scritto volutamente " canadesi anglofobi" oppure era per dire anglofoni?
Perché avrebbe anche un senso dire anglofobi qui da me in Québec dove i separatosti francofoni sono effettivamente un po "anglofobi"..:-)

walt ha detto...

Era "anglofoni" ma ora che ci penso il lapsus è significativo ... Ciao
Walter

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