03 dicembre 2006

Camici bianchi

Curiosando nella blogosfera ho letto un post, in un blog amico, che mi ha ricordato qualcosa. (Non metto il link perché si parla di cose di famiglia (anche se, diciamo, son cose d'ordinaria amministrazione), e oltretutto mi sembra che la blogger in questione sia persona riservata che non gradirebbe particolarmente.)
Sì, il breve quadretto familiare mi ha ricordato l'antipatia e la diffidenza che ho sempre avuto per gli ospedali e per la "sanità" in generale. Intendiamoci: massimo rispetto per "scienza medica", i medici, il pesonale sanitario, le medicine, ecc. Però ... non mi fido, e se Dio vuole voglio stare alla larga il più possibile.
Non è solo questione di pregiudizi, è "anche" questo (perché il pregiudizio ce l'ho, è inutile egarlo), ma non solo questo. Sono stato testimone di qualche caso, e ... ho perso anche quel poco di fiducia che pure avevo fino a qualche anno fa. Non è neppure antipatia per i "camici bianchi" (quella non c'è, lo garantisco, anche se ho conosciuto dei presuntuosi che non sto neanche a dire ...).
E' che "la medicina" in quanto tale non mi convince neanche un po'. E' una "scienza" che non è una scienza, un'arte che non è un'arte. Non è una scienza perché di esatto non c'è quasi niente, non è un'arte perché di creativo, nella classe medica, non c'è rimasto più niente. I vecchi medici di famiglia, quelli che ti guardavano e "capivano" non ci sono più. Io me ne ricordo uno, quando ero piccolino: un mago, uno stregone fantastico che capiva al volo cosa avevi e ci azzeccava sempre, e aveva una sana diffidenza per la "scienza medica". C'era una relazione tra quella diffidenza e la sua bravura di medico? Io dico di sì. Ma, per amor del cielo, io esprimo solo un'opinione strettamente personale. Comunque sto alla larga. Non so se mi spiego.

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