Roberto, su WRH, ha giustamente lamentato un dato di fatto che mi sembra inequivocabile, e cioè che “pochi bloggers sollevano dubbi, pongono domande, esprimono una volontà di ricerca, prima di mettere in circolazione il proprio punto di vista”. E inoltre che “ci si attarda poco a citare e commentare opinioni altrui, autorevoli e collaudate, a vantaggio delle proprie, con un eccesso, a mio parere, di «autostima»”.
E’, in sintesi, la stessa sensazione che ho io quando navigo nella rete e trovo spessissimo esibizioni di pareri tanto poco o mal meditati quanto espressi con un eccesso di sicumera. Invece di riprendere e magari contestare qualcuno dei tanti magnifici editoriali che si scrivono in Italia e nel mondo, si pretende di dire la propria come se ci si sentisse degli Angelo Panebianco o dei Giovanni Sartori. Magari, per carità, tra tanti bloggers ci sarà anche qualcuno che, “da grande”, sarà autorevole e famoso, ma tanto per cominciare anche a questi geni in incognita manca quel minimo di esperienza che dà autorevolezza a un editoriale.
Direi che un po’ più di modestia non guasterebbe. E’ piuttosto fastidioso leggere un post in cui vengono ribaditi fino alla nausea i luoghi comuni che sono merce corrente nel dibattito partitico, spacciandoli per giunta come farina del proprio sacco. Fare più analisi e sparare meno sentenze sarebbe di gran lunga un esercizio meno sterile e più interessante per i lettori.
Come dicevo, comunque, Norman Geras ha colto il vro nocciolo della questione:
But if, from a democratic point of view, there is this shortcoming of debate on the blogs, it needs to be dealt with practically by trying to improve the culture of Internet discussion. There is nothing about the medium as such, about the sheer availability of this new space for debate, one open to much larger numbers of people and to every point of view, that impoverishes democracy.